un racconto di Mattia Civitico.
L’etanolo scorre nei fiumi della spensieratezza di chi, a settembre, è ancora sospeso nel limbo fra l’adolescenza inconsapevole e la maturità del giovane adulto.
I bicchieri vanno svuotandosi allegri, senza eccessi.
L’euforia è lentamente sostituita dalle discussioni impegnate che si levano, disinibite dal vino che scorre nelle vene, fra i capelli giovani e ancora schiariti dall’estate.
L’argomentazione più dettagliata richiede passione e pazienza rispetto ai precedenti vaneggiamenti dov’è Bacco a parlare e non Atena.
La notte scorre placida e la serata infrasettimanale porta via buona parte dei frequentatori di quelle strade. Rimangono lì loro quattro, a discorrere dei massimi sistemi.
Sopraggiunge il proprietario del locale, un uomo tarchiato, basso più del dovuto e con una giacca che lo identificherebbe come il proprietario di un locale notturno fra milioni di individui. Il tappetto invoca silenzio, sgarbatamente. Non vuole problemi, dice. Blatera qualcosa circa gli schiamazzi, ma viene accolto da cenni del capo e parole di circostanza. Sta pulendo il dehor, ritira a fatica sedie e tavoli, tutto da solo e di buona lena.
Gli schiamazzi, quelli veri, arrivano dopo pochi minuti. Una donna sulla cinquantina, con una vistosa fasciatura alla mano e il volto protratto in una smorfia che le corruga i tratti di un viso già invecchiato prima del tempo arriva trascinando i piedi dal fondo della via. In lacrime si accascia sull’unico divanetto salvato dalla solerzia del proprietario del pub. Lancia le braccia al collo di chi le è più vicino e, fra le lacrime, farfuglia di essere stata picchiata dal fidanzato.
I ragazzi, toccati dal pianto e dall’instabilità di quella donna non più giovane, le chiedono spiegazioni, pronti a chiamare la polizia, convinti di essere giunti in un momento provvidenziale per aiutare la malcapitata. Fa da contraltare all’eccitazione dei giovani la più totale indifferenza dell’ometto che continua imperterrito il suo lavoro.
Dopo pochi attimi in cui la protagonista delle attenzioni dei ragazzi non fa altro che pronunciare parole incomprensibili e cadere a terra, visibilmente fuori di sé, sopraggiunge un’altra donna.
Ancor più anziana, senza un dente in bocca e vestita come se di anni ne avesse la metà di sua figlia. Il proprietario del dehor dove si svolge la scena ora osserva, tranquillo, mentre ramazza via l’ultima sporcizia sulla soglia del suo locale.
La seconda donna ringrazia i giovani, ma si lancia in un discorso sconnesso dove racconta delle violenze di un fidanzato, però follemente innamorato e si lagna di esser rimasta fuori troppo a lungo, temendo a sua volta per l’ira del proprio amato. Il bozzetto inizia così a prendere un tono grottesco e l’iniziale pietà si tramuta in curiosità e ilarità, soprattutto quando la signora, che sorregge ormai la donna in lacrime come un peso morto, chiama ripetutamente il 911, come in un telefilm. La presunta malmenata si desta all’improvviso sentendo che i ragazzi e l’amica stanno chiamando i soccorsi. Si alza e grida di voler tornare a casa fuggendo goffamente. L’amica la raggiunge e tenta di riportarla indietro di peso. Le due si tirano i vestiti e rovinano a terra cinquanta metri più in là sul marciapiede. I ragazzi ora sono disorientati, l’ambulanza non arriva e anche il centralinista li indispone. Le due fanno marcia indietro e scappano più volte, tornando livide per le cadute e con i vestiti aperti e stropicciati non senza continuare ad invocare aiuto. La scena appare decisamente tragicomica e assurda.
A mettere fine alla scena pensa il piccolo proprietario del locale, chiamando la polizia, questa volta per davvero. Le due donne, forse sentendo la telefonata o chissà, fuggono definitivamente.
L’omino barbuto si rivolge così per la seconda volta nella serata ai ragazzi increduli.
Parla tranquillo, navigato, l’esperienza comune ha presto tramutato quei giovani da potenziali disturbatori di cui sbarazzarsi in studenti alle prime armi con la vita a cui tramandare la sua esperienza magistrale.
Lui lì ne ha viste tante, l’ambulanza è venuta svariate volte, la polizia pure. Ora è lui a chiamare le forze dell’ordine. E questa calda sera di settembre, dice, ha voluto ricordare loro che, anche se a vent’anni sembra di volare, il mondo è sempre là sotto.
illustrazioni di Jean-Claude Götting.