Turchese 8

14,00 

Il numero 8 di Turchese con i testi di Marrassini, Rigiani, Saccorotti, Cinieri, Marinelli, Coles (trad. Padovan), Guercio. Fotografie di Taralov, Zagari, Toivanen, Mandić, Madiai, Czerwinski, Bozzato, Wieczorkowska. Turchese 8 è stato stampato su carta fotografica, le dimensioni sono 16 x 23.8 cm. Il peso è relativamente leggero, ma le storie all’interno ti affondano che neanche un macigno. Aggiungi al carrello, poi vai al checkout e inserisci i tuoi dati. Ti contatteremo in giornata per organizzare la migliore spedizione (o consegna) possibile.

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Descrizione

Sono in cucina con le ame e Tommaso mi fa notare come tutti gli editoriali di Turchese inizino in cucina con le ame.

«Turchese è bellissimo, ma che ci sta a fare nelle Mondadori se poi la gente ci entra solo per comprare l’ultimo ricettario di una qualsiasi Benedetta?»
Benedetta Marinelli, che pur non avendo mai pubblicato un libro di ricette ha scritto il racconto La grima che troverete a pagina 66 di questo numero di Turchese, oltre ad aver scelto ed editato metà dei testi del numero, Benedetta dicevo, Bitta per le ame, che non ha versato una lacrima su Una vita come tante ma ha pianto leggendo per la quarta volta il racconto di Francesca Guercio (Un matrimonio, p.94), negli occhi una segreta richiesta di assoluzione, dice: «I veri successi sono gli Alessandro D’Avenia».
Ammutoliamo.
«I veri libri sono i Paolo Giordano, le Melissa P., i veri libri sono gli Ammaniti».
«No, gli Ammaniti no», implora Fabrizio.
«Sì, gli Ammaniti», dice, «mentre gli autori a cui guardiamo noi, tanto osannati nel nostro ambiente, ci sembrano enormi soltanto perché ci siamo immersi con la faccia dentro».
Segretamente convinti che Bitta abbia ragione, beviamo, ognuno dalla propria tazza, una tisana uguale per tutti.
A tenere in piedi una casa editrice sono gli stessi numeri che la uccidono. Numeri primi, numeri in serie, otto le montagne, cento di spazzola i colpi, tre sopra il cielo i metri. Stare sedut* in cucina ad aspettare che il mondo legga le poesie di Giovanna Cinieri (p.58) è una forte tentazione, ma la realtà è che la tacita presunzione che la vera letteratura sia qui, che sia la nostra, non è abbastanza — esserne convint* noi, non lo è.
Vogliamo persuaderci che le cose vadano alla grande per gli altri, per i grandi, semplicemente perché qualsiasi alternativa è impensabile. I romanzi di cui abbiamo visto ovunque le recensioni, o i titoli di recensioni, non possono andare male. E se fossimo tutt* partecipi di questa allucinazione collettiva? Se avesse ragione Benedetta, se il vero successo fosse quello che ti trovi davanti in Autogrill, tra la guida turistica del Lazio e il manuale di yoga? Finché rimaniamo qui, a brindare e darci pacche sulle spalle e a dire quanto è forte questa festa e che bel costume e come mai il gruppetto laggiù non ci calcola, non ci accorgiamo che appena esci da quella porta la musica non la sente più nessuno.

Forse, un giorno, riusciremo davvero a fare entrambe le cose, o forse venderemo anche noi l’anima al diavolo, immoleremo i nostri corpi ad Amazon e non ci guarderemo indietro. Forse un giorno nelle librerie di Mondadori la gente, massa indistinta, entrerà per comprare l’ultimo ricettario della nostra, di Benedetta. Ma oggi, restiamo qui, in cucina, con le ame. E a me va bene così.

Giulio Frangioni, direttore editoriale