Pomeriggio nucleare

una raccolta di Stefano Tarquini.

Diamante

Arma la parola essenziale nel tuo giro la foschia,
mentre rabbocchi le lenzuola fino al ciglio della strada,
alla fine del tramonto,
o alla fine dello sterno/sacra,
carne che corrode i nervi all'osso,
scompaiono i ricordi e il suono/disegni sull'asfalto con il gesso, saltelli su di un piede che non
fa impronta.
Sposto crotali e capelli dalla fronte di diamante per vedere nell'abisso il cuore.

Corona

Perderai ancora tempo con le bolle di sapone, con la tua pace bipolare e gli adesivi di liquirizia, riguardando le tue foto senza vestiti, avvolta da petali corroboranti, d’irrequiete vendette e mimose, della clessidra che non vuoi girare, dei numeri che non vuoi chiamare.

Spendi le tue energie in un colpo solo, stappando una Corona con i denti, mentre le tessere del domino cadono una dopo l’altra, le hai sistemate in cerchio così non puoi fuggire. Le rimetterai a posto domenica mattina, dopo esserti specchiata nel nostro prossimo addio.

La pioggia intanto allaga gli avamposti, sconfitte considerevoli, in questo pomeriggio nucleare.

La metà esatta

Occupami il posto vicino al tuo, onde comete precipitano pugnali, ombre corbezzolo arrossiscono, una nebbia bolognese intima presenze di cui non hai ricordo alcuno, sfioriscono incastri lattice di primavera.

Così m’aggrapperò a quella fetta di vuoto e di te stessa per non perdermi, sui sentieri lungolago della notte.

Ferrari

Dissimile alla brace da ringhiera il tuo sangue inverosimile, non sorge all’olfatto ricaduto e  l’acqua mentalista si fa insapida, arrugginisce il pensare danzatore.

Poi spalanchi le tue grida di flanella la domenica mattina proletaria, e la sera che ingoia sedativi lecca lecca, che non mischia le carte prima di servirti, una doppia coppia di tuoni incolorati.

La rivoluzione bussa tre volte al tavolo bianco dei sonnambuli, e fredda la costante di piacere a tutti frastuona.

Lo stupore attanagliato disseppelisce la voragine e il firmamento meridiano sbatte i piedi nella tomba.

Inafferrabile

Ho dimenticato da te un tupperware pieno di nuvole nere.

Le ho chiuse lì perché i tuoni riempivano la stanza, illuminando a giorno le nostre foto insieme.

Custodiscile per me, loro come anche te, sanno di inafferrabile.

Metaverso

Mentre ti aspettavo è venuto a piovere.

Ho sfogliato di fretta le pagine del nostro amore sottile, perdendo il segno di dove ero rimasto.

Mi sono nascosto dietro la china colata per non farmi trovare ed ho messo ad asciugare il mio cuore insieme agli altri.

Aspetto che ritorni il sole, le parole sbiadite brilleranno di nuovo.

Tu

Quando mi hai scritto avevo appena finito di sognare.
C'eri tu, perfettamente a tuo agio nel mio sogno, non veniva a piovere da mesi
e avevo casa piena di fantasmi.

La seconda età

Guarderemo dalle finestre di una casa senza amore, con occhi di osso sfogliando foto di tortillas e questo modesto niente di capriole, silenzioso dicembre di cellophane e tartufo.

Dormiremo in vuoti a perdere per soffocare bianconigli, ritagliando ombre muggine su prati da basket, e canestri di sogni e carciofi in meravigliosi bouquet di incubi e crema chantilly di peste.

Casomai ingiudicato passasse il tuo ridere, lo rimetterei tra gli altri libri, dimenticati in fondo alla sera e alla cieca rinfusa della seconda età.

tutte le foto di Fabrizio Albertini.

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