Cuore di bue

un racconto di Carlo Massei,
editing di Benedetta Marinelli.

A questo punto avrà già messo la mozzarella a sgocciolare nello scolapasta di rete metallica compiacendosi della regolarità delle fette. Il fatto che abbiano tutte lo stesso spessore è qualcosa che le dà gioia. Si dispiace solo che la mozzarella non sia di bufala, come dettato dalla ricetta tradizionale.

Quanto ai pomodori, sarà sicuramente rimasta qualche minuto davanti allo scaffale a pensare che tanto a gennaio non sono mai un granché. Alla fine, indecisa come sempre, avrà comprato metà Cuore di bue e metà San Marzano e ora li starà lavando con cura.

Che fai?

Il mio messaggio la troverà che assaggia, insicura se preferire l’una o l’altra qualità.

Lei mi scrive che organizza una cena con amici. Mi sembra di vederla gettare occhiate sullo schermo del telefono sul quale spuntano notifiche su notifiche, suoni e immagini a distoglierla dalla composizione del piatto. Lei legge i messaggi dalle anteprime e ogni tanto si ferma per rispondere.

C’è un gioco che facciamo sempre insieme e funziona così: ci poniamo quesiti stupidi dandogli una forma filosofica e poi portiamo avanti una dissertazione delle nostre posizioni finché le argomentazioni di entrambi non giungono a una sintesi comune. Ad esempio:

Tenendo a mente le sfide di natura anatomica (vedi la progressiva riduzione dell’elasticità dei corpi, caratteristica intrinseca dell’essere umano), quelle di natura sociale antropologica (da intendersi come la convinzione che certe pratiche siano opportune solo in determinate fasi della vita) e quelle di natura legale giuridica (da intendersi come la necessità in questa analisi di determinare a priori la misura della propria adesione alle norme del buon costume e se le pratiche di seguito descritte vadano interpretate alla stregua di un illecito amministrativo, illecito penale o nessuna delle due opzioni ex art. 527 c.p.) si chiede: È ancora possibile per due soggetti consenzienti che hanno oltrepassato la soglia delle trenta primavere concedersi di consumare l’amore all’interno dell’abitacolo di una vettura opportunamente appartata e all’uopo predisposta come se i suddetti soggetti fossero diciottenni o poco più?

Io, come sempre, mi ostino in argomentazioni raffinate o quantomeno oneste sul piano intellettuale mentre lei dà risposte frettolose e scomposte, tipiche di quando si è indaffarati ma non si vuole tagliare il discorso.

Poi sparisce per un po’ e io ho il tempo di interrogarmi sul perché una persona dovrebbe preparare la caprese in inverno.

Forse perché è un piatto freddo e non hai certezza dell’orario in cui arriveranno le persone.
Le persone, al plurale?
Spero che si sia fermata a ricercare qualche argomento valido verso la sintesi.
Per me, resta il fatto che fare un piatto a base di pomodori fuori stagione è roba da matti.
Poi mi scrive per dirmi che le è sfuggito il coltello e ha dovuto incerottare un dito e indossare i guanti in lattice.

Sarebbe stato meglio tagliare il discorso piuttosto che il dito, rispondo io.

Eppure, ora mi sembra di saperlo con certezza, nel mio silenzio lei continua a ricevere messaggi.

Io me la immagino divertita mentre alterna fette di Cuore di bue, mozzarella e San Marzano, poi mozzarella e così via, anche se non saprebbe dire perché.
Poi, è come se la vedessi, le sue mani si fermano e lei punta gli occhi sul piatto pieno sopra il tavolo della cucina.
Adora che le fette di mozzarella ben sgocciolate, bianche come la sua pelle, si prendano un po’ di rosso dei pomodori. E le piace che quei rossi siano di due tonalità leggermente diverse.

Un rosso più chiaro con punte di giallo dai Cuore di bue e un rosso più scuro, ferroso, dai San Marzano.

Sono due amori diversi, separati, quelli di cui gode la mozzarella tanto che a guardare il piatto nell’insieme a lei sembra quasi di vedere un calendario.
Sta sentendo un brivido caldo, il battito nel petto accelerare.
Pensa all’amore dei San Marzano, torbido, melmoso e inceppato, vissuto alla luce del sole, e a quello dei Cuore di bue, passionale, turbolento e conflittuale, sentito solo con il favore delle tenebre.

Forse per un attimo si dice anche che quell’amore originale del Cuore di bue meriterebbe di essere vissuto appieno, di venire allo scoperto, che lei se lo meriterebbe pure, poco importa di sacrifici difficoltosi, giudizi pesanti e cambiamenti invasivi.

Ha una specie di colpo di singhiozzo, quello che ti prende quando stai per piangere e senti, per un attimo, il cuore in gola e poi tornare subito al suo posto: un colpo secco di pianto, senza lacrime.

A questo punto, deve aver cosparso tutto con abbondante olio d’oliva, posato il basilico e messo in frigo. Allora sfila i guanti per controllare la ferita e proprio in questo momento, per come la vedo io nella mia testa, decide che il rosso del sangue sulle sue dita altro non è che il prodotto delle troppe distrazioni.

Con un nuovo paio di guanti, riprende il piatto dal frigo e lo smonta fetta dopo fetta. Cuore di bue nel cestino, mozzarella e San Marzano sul piatto pulito, Cuore di bue nel cestino e così via, un nuovo filo d’olio, il basilico a guarnire e insaporire.

Allora lei mi scrive quello che sarà l’ultimo messaggio.

Ehm a dire il vero stasera non è proprio una cena tra amici ma per due…

Ah e comunque alla fine metto solo i San Marzano.

tutte le fotografie di Mercè Aragonès.

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