un racconto di Anita.
Ci sono un numero esagerato di piatti sulla tavola, ci sono forchette, coltelli, come è normale che sia tu dirai, ci sono bicchieri, bicchieri troppi grandi, io non bevo grazie.
Ci sono voci che provengono dai più bui meandri della sala, come fossero musiche di sottofondo di qualche film horror del cazzo che ultimamente sta uscendo. Adoro i film horror del cazzo. Si alza la nebbia nel bel mezzo di un pomeriggio da maglietta e pantaloncini e la ragazza stupida apre la porta e casualmente il titolo di questa porcheria è “non aprite quella porta”. “Stupida la ragazza.” penserai, concordo pienamente.
Comunque come ti dicevo le voci sono scontate, i discorsi superflui, toni alti, spesso rozzi.
Mi sta iniziando una crisi. Il dottore dice che quando mi si appanna l’occhio, quando inizio a vedere puntini neri intorno a me devo prendere la medicina, ma preferisco lasciare stare. Convivere con il dolore fisico mi sembra più eroico, sono una cretina, hai ragione.
Troppe persone sedute a questo tavolo, mi sento stretta in mezzo alle scarpe bagnate che si scontrano per sbaglio contro i miei stivali. Mi sento quasi soffocare per gli sguardi che sento su di me, o che forse invece non sento.
Sono nata egocentrica, voglio stare a capotavola, voglio essere il centro dei tuoi pensieri e di quelli degli altri.
Vorrei essere l’antipasto, il primo, il secondo, il dolce e il vino che ti scoli.
E invece la tavola è troppo lunga e stretta e fuori da qui le persone mantengono un passo veloce sotto questa pioggia che dura da settimane. Hai visto a Venezia l’apocalisse? Chissà in che stato sarà la nostra casina? E la libreria Acqua Alta invece, hai visto, i libri sono annegati con la nostra sagoma impressa nell’attimo di tempo in cui abbiamo abbandonato la nostra anima lì.
Che cosa buffa, ho mangiato poco stasera, di solito quando veniamo qui ordino almeno due piatti e il dolce, ma sta sera ho lo stomaco chiuso, e non so fingere, il mio viso non sa sorridere per finta, le mie mani tremano ogni tanto e gli occhi diventano ancora più grandi, non so come sia possibile.
Questa tavola non mi piace, ma spero piaccia a te, che a te di mangiare non è mai passata la voglia.
tutte le foto di Sonia Rentsch.