Canzonissima 1970

un racconto di Anna Maria Masucci,
editing di Anna Chiara Bassan.

Quella sera, in casa c’era un odore di fritto e un senso di attesa, come se da un momento all’altro tutto potesse cambiare.

Mio padre sospirò e ripose gli scontrini delle spese fatte con la tredicesima nella cartellina rossa. Era stato un anno difficile, avevamo avuto lo sfratto. Si alzò dal divano, accese il televisore e prese la bottiglia di spumante dal frigo.

Versò il vino nei bicchieri: «Brindiamo, è di buon augurio», disse a voce alta e ne passò uno a mia madre.

Lei appoggiò la padella con gli avanzi della pasta imbottita sul fornello, regolò la fiamma e si ravvivò i capelli tinti in casa di un biondo improbabile. Prese il bicchiere e lo strinse forte, lo tenne fermo nella mano piccola e segnata mentre le luci sull’albero di Natale fremevano tra le palline rosse di vetro soffiato e le stagnole dei cioccolatini.

«Bevine almeno un po’», disse deluso mio padre.

Mia madre arricciò il naso e ne assaggiò un goccio, subito divenne rossa in faccia. Lui le tolse il bicchiere di mano, la fece ruotare come si fa un giro di ballo e l’abbracciò. Mia madre sembrava felice. 

«Mamma e papà fanno l’amore!», gridò divertito mio fratello coprendosi gli occhi, poi guardò la sua calza della befana vuota, la sistemò a terra sotto l’albero e allungò la mano a prendere la mia, ancora piena.

«Non ci provare nemmeno», dissi. 

Senza neanche badarmi, prese la calza e l’aprì.

«Posala. Mi ascolti, o no?». Lui scoppiò a ridere. Gli diedi una gomitata nel fianco, il suo repertorio di scemenze mi infastidiva, aveva la capacità di rovinare sempre tutto. 

«Se continuate così, vi mando a letto», disse mio padre e strinse ancora più forte tra le braccia mia madre che abbassò lo sguardo per pudore. «Sedetevi che è quasi pronto», disse lei e si divincolò dall’abbraccio. Prese la tovaglia delle feste che sapeva di naftalina dal cassetto della credenza e la stese sul tavolo, ci passò più volte la mano sopra per distenderne le pieghe e apparecchiò.

«Che bella festa, che splendida festa…», intonò la Carrà dallo schermo della tv e avanzò ballando tra uno stuolo di ballerini. Facemmo di colpo tutti silenzio, era iniziata la serata finale di Canzonissima 1970.

Mio padre tirò fuori dal portafoglio il biglietto della lotteria, lo mise sul tavolo sotto la luce del lampadario e incrociò le dita. «Questa è la volta buona», disse. Il biglietto era sciupato al centro, come se fosse stato piegato e ripiegato tante volte. Mia madre annuì senza convinzione e gli accarezzò la testa.

Mangiai veloce e mi sdraiai sul divano. Mi addormentai e sognai una casa nuova tutta nostra. 

tutte le fotografie di Amapola Chianese.

Leggi anche…

Cacocciola
Fine del sogno
Cartolune #1 | Giovanna Cinieri