un racconto di Anna Maria Masucci.
La sera in cui l’uomo mise per la prima volta piede sulla luna, noi bambini stavamo seduti in semicerchio sul pavimento in cemento davanti casa.
Mio padre aveva piazzato il televisore sulla soglia di travertino della finestra in cucina e mia madre aveva apparecchiato per la cena il tavolo di plastica che tenevamo all’esterno. Il televisore acceso faceva le bizze. Non voleva proprio saperne di accendersi.
Al friggere dello schermo a neve si sostituiva a tratti un fischio fastidioso e subito dopo una serie di righe orizzontali grigie e nere.
Mio padre continuava ad assestare colpi secchi su un lato dell’apparecchio con il palmo della mano a dita ben distese. E quando finalmente il televisore si decise a funzionare, apparve la figura di Tito Stagno con alle spalle l’immagine sfuocata della superficie della luna.
Gli applausi e le urla che seguirono si fusero in un coro disarmonico che coprì i lunghi e profondi sospiri di mia nonna. La povera donna portandosi le mani alla testa borbottava parole sconnesse: Cadrà, la fine del mondo, Dio ci punirà.
La comare, seduta al suo fianco, mugolava e annuiva preoccupata segnandosi la fronte con gesti veloci. Tutti gli occhi dei presenti, venuti per assistere all’evento, erano puntati sullo schermo.
I miei zii attorno al tavolo, di tanto in tanto, sollevavano verso l’alto i bicchieri in brindisi beneauguranti.
Al tintinnio dei bicchieri faceva eco il ringhiare di Spillo. Il cane non amava la confusione e si era rintanato in un angolo del cortile con la coda nascosta tra le zampe. Sdraiato sulla pancia, rispondeva alle risate sonore di noi bambini guaendo con il muso rivolto verso la luna che quella sera era coperta da una leggera foschia.
Mio fratello più piccolo per imitare gli adulti afferrò un bicchiere dal tavolo, ma gli scivolò dalla mano.
Il bicchiere andò in frantumi con fragore. Mia madre lo tirò per un braccio e gli assestò un ceffone sul sedere per averle spaiato il servizio buono. Mio fratello iniziò a singhiozzare forte e per farle un dispetto saltò sulla bici e si mise a girare in tondo per il cortile.
Il fischio delle gomme sul cemento spaventarono ancora di più il cane che iniziò ad abbaiare forte. L’attesa divenne per tutti spasmodica. La voce massiccia e profonda del commentatore a un tratto si strozzò per l’emozione.
A breve ci sarebbe stato l’allunaggio.
E mentre il modulo lunare si avvicinava sempre di più alla superficie del nostro satellite e le grida di gioia diventavano urla di timore, forse condizionata dalle parole della nonna, ebbi come l’impressione che la luna si fosse a un tratto ingrandita. Sollevai le braccia, portai le mani sulla testa e aspettai che precipitasse.
all pictures by Cassian Gray.