un racconto di Anna Maria Masucci.
Caterina si lasciò andare sulla sdraio con un sospiro di sollievo, c’erano state giornate peggiori.
Alzò lo sguardo verso l’alto, il cielo era di un azzurro slavato, non prometteva niente di buono. Le era costato prendere la decisione che aveva preso, ma non c’era nulla da rimpiangere, non ne valeva la pena. Lui le aveva fatto solo del male.
Al pianto disperato di sua figlia seguì lo schianto di un vetro, il figlio più grande aveva centrato la finestra con il pallone. Le giornate passavano svelte con due bambini da crescere.
«Non vuole farmi giocare.» si lamentò sua figlia, indicando il fratello che nel frattempo si era nascosto dietro la sdraio. Caterina avrebbe voluto dirle di smetterla, perché la mamma era stanca, invece si alzò e la prese per mano. Le mostrò i merli che facevano la spola tra l’albero e l’antenna sui tetti della casa di fronte dagli scuri sempre chiusi.
L’aria sapeva di pioggia.
E quando la figlia smise di piangere, la portò accanto alla fontana e le lavò con cura il viso. Grosse nuvole scure avanzavano da est.
Il vento si fece a un tratto sostenuto e sollevò dalle aiuole la lanuggine dei pioppi. Suo figlio sbucò veloce da dietro la sdraio e cominciò a rincorrerli divertito. La bambina le strattonò forte la mano e corse via, imitando il fratello. Una nuvola scura chiuse di schianto il cielo e proiettò la sua ombra sul giardino, Caterina rimase ferma a guardarla.
Aveva bisogno di serenità.
Lo scroscio improvviso di pioggia costrinse i bambini a ripararsi sotto la tettoia delle bici. Lei si precipitò verso lo stendino con la biancheria, lo stesso fece l’uomo della casa dagli scuri sempre chiusi. A un tratto il vento spezzò la nuvola e ne cancellò l’ombra.
Caterina alzò gli occhi verso la luce morbida del cielo e incrociò per un attimo lo sguardo dell’uomo. Lui sollevò la mano, lei gli sorrise. Sapevano entrambi cos’era la solitudine.
all pictures by Amy Harrity.