un racconto di Luca Pedone.
Bianca sta passando le dita su di un armadio con il fondo scassato, ribaltato su se stesso, aperto in mezzo a uno spiazzo; ci sono dei graffiti sopra, degli sticker, un cortile asciutto intorno, della sabbia, cocci di bottiglia.
L’odore di p-nitroanilina e lattosio le dà un poco alla testa.
Nonostante i richiami continui che il gruppo di persone attorno a lei le rivolge, con tanto di scossoni delle spalle eccetera, la ragazza non sembra in vena di muovere un muscolo. Una nebbiolina rossa particolarmente densa si sta ormai diradando dal piazzale rovente, ma intacca ancora la visione che Bianca ha degli oggetti in movimento attorno a lei.
Quello che sto cercando di dire è che Bianca sta lentamente crepando in una piazzetta vicino Salerno, e nessuno dei suoi amici se ne sta rendendo conto per davvero.
Ci sono molte cose che ə lettorə dovrebbero sapere per poter provare empatia nei confronti di questa ragazza, ma non sono riuscito a trovare, in quanto autore, un modo efficace per comunicarle tutte.
Nella mia testa Bianca ha una casetta nel centro della città, che condivide con un paio di persone che però, per un motivo o per un altro, passano così tanto tempo e così tante notti fuori dalla casa, che la loro esistenza si percepisce appena.
Non ho ancora deciso, e forse non lo farò mai, le modalità in cui la ragazza muore; non so se ha preso delle droghe o se l’hanno picchiata dopo una rapina, però so, e di conseguenza voglio che sappiate anche voi, che la ragazza sta male da qualche settimana a questa parte, ha perso il lavoro e una delle sue amiche di infanzia è andata in Erasmus da poco.
Sono contento che questo testo faccia la sua comparsa sul sito di una casa editrice, perché sono sicuro che Bianca non vorrebbe sprecare la resina di un albero per nessun motivo al mondo, tanto meno la descrizione poco efficace della sua scomparsa.
Alla fine della storia, Bianca è una normale ventenne di un anno normale, e la sua morte non ci tocca neanche un po’.
Quello che vorrei passasse della storia nascosta di Bianca, e che mi interessa trasmettere al punto tale da sacrificare la forma del racconto per lanciarmi in questa “cosa”, è che in quanto neo-adulta-negli-anni-venti-del-duemila, Bianca prova delle sensazioni impossibili da mettere giù con i tasti di un computer, e che per provarci dovrei, per forza di cose, farle un torto. Insomma, fate diventare questo personaggio chi volete, magari voi stessə, e caricategli sul groppone tutto ciò che volete, per sentirvi meno solə.
Cercate solo di non finire stecchitə in mezzo alla cortina di un fumogeno.
all pictures by Paulina Masevnina.