Una sirena

un racconto di Stella Poli,
here the translation by Giulio Frangioni.

Io l’ho vista, una sirena.

Aveva una coda arancio, sembrava soffice.

Sulle tette, due cose come le conchiglie. Che assomigliavano anche a un costume della mamma, ma senza lacci. Delle conchiglie così, tonde.

Era bella.

Aveva le braccia all’indietro. Faceva dei versi come le sirene.
È vero che le sirene fanno dei versi.
È vero che sono belli.

Ero come Ulisse, ho pensato.

Però sono riuscito a stare fermo. Non ero neanche su una nave.

Lei era a riva, vicino all’acqua, sui sassetti piccoli.
Sono riuscito a stare fermo perché avevo un po’ paura.

Si muoveva. La coda, si muoveva.

Ho pensato che volesse tornare nell’acqua. Che muovesse la coda per quello.
Ma non pareva triste.


Mi ha detto ti porto al mare tutto sorridendo. Mi ha detto ti porto al mare come un’onda di spuma di entusiasmo. Gli ho fatto un sorriso grandissimo, che traboccava da tutte le parti.
Faceva i centoquaranta in autostrada, siamo arrivati che era pomeriggio tardi. Una caletta senza nessuno, con dei ciottoli scuri che facevano il mare molto blu.

Abbiamo fatto un bagno lunghissimo, quasi tramontava il sole.

 Tornati a riva gli scappava da ridere. È quando ha già pensato a qualcosa, quando ride così. Quando ha già pensato a qualcosa, ma giocherà a non dirmelo. Quando si è messo il salviettone sopra la testa, ho capito.

all pictures by Leandro Colantoni.

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