un racconto di Vittoria Batavia.
“Devi metterti la crema!”
Non ha neanche il tempo di rispondergli, lui le ha già versato una dose abbondante di crema solare lungo la spina dorsale.
È fredda sulla pelle che bolle sotto il sole delle tre e un brivido involontario le paralizza il cervello. Nessuno la tocca mai senza permesso, ma lui non lo sa, perché si conoscono solo da due giorni. Hanno parlato a lungo ieri sera, prima che Francesca se ne tornasse a casa con una scusa, e forse adesso Lorenzo crede che siano amici.
Le sue mani sono grandi e un po’ ruvide anche attraverso la crema. Non va bene.
La pelle pizzica e le fa male, l’istinto le dice di sottrarsi a quel tocco. Si contorce sul lettino dov’era tranquillamente sdraiata per girarsi sul fianco, terrorizzata di lasciare esposta sia la spina dorsale sia lo stomaco.
“Che fai?” chiede lui, saltando all’indietro come se il contatto con la sua schiena infiammata lo avesse bruciato.
“Niente, scusa, mi hai spaventata”
Riprende il controllo. Gli sorride. Guarda i suoi genitori che passeggiano come vecchie tartarughe sul bagnasciuga, tenendosi per mano. Non deve fare la strana, ha bisogno di amici. Basta che non la tocchi. Possono parlare. Lui è simpatico.
“Lascia che finisca”
Ha una voce molto dolce, come musica.
“Andiamo a fare il bagno. Dopo me la metto”
Si alza in piedi, sistemandosi i pantaloncini che in spiaggia non toglie mai. Aveva in programma di tornare a casa a leggersi un libro fumando una sigaretta, sdraiata sul letto in maglietta e mutande, così è più facile. Poi una doccia, per lavare via la cenere. Ma ora le sembra di dovergli quel bagno, anche se le tremano un po’ le gambe. Si pente subito della sua proposta temeraria.
“Vogliono venire anche i tuoi amici?”
Lui ride.
“Saranno ancora a letto”
“Avete fatto tardi?” gli chiede, rapita dalla fermezza della sua stessa voce mentre affondano nella sabbia sempre più umida. Spera che i suoi la vedano con lui. Ha la faccia da bravo ragazzo.
“Come al solito. Tu invece sei scomparsa”
La guarda. Ormai hanno le caviglie dentro l’acqua ed è impossibile non vedere che il mare si riflette perfettamente nei suoi occhi, due sfumature di blu che si completano. Francesca sussulta quando l’acqua sale a lambirle le cosce, mentre a lui arriva ancora alle ginocchia. Istintivamente cerca di tendere verso il basso la stoffa dei pantaloni: è una vita che si chiede perché non li facciano più lunghi di così. Il sale è disinfettante, ma brucia.
Lorenzo si tuffa senza preavviso, in un unico movimento elegante che non la schizza nemmeno. Gliene è grata: qualunque sensazione imprevista sul suo corpo rischia di toglierle l’equilibrio. Continua a camminare, i buchi rossi al riparo dietro la stoffa nera implorano pietà e lei non ascolta. Farà ancora più male quando il tessuto intriso di sale le si asciugherà sulle piaghe al sole.
“Dai, vieni!”
C’è una gioia in quelle due parole che per Francesca sa di mistero.
Una gioia rivolta a lei, crede. I ricci bagnati di lui brillano al sole diversi metri più avanti. Nuotare non è piacevole, ma stringe i denti e lo raggiunge. Per una volta pensa a quanto sarebbe bello non avere male.
Fuori dall’acqua gli permette di rimetterle la crema. Anzi, glielo chiede lei. Forse lui a questo punto capisce che si tratta di qualcosa di speciale e allora mette nei polpastrelli più delicatezza, sfiorandole la schiena come se fosse un prezioso scampolo di seta rosso fuoco. Ridono della pelle a chiazze di Francesca e si danno appuntamento per quella sera.
“Però questa volta non scappi via, va bene?”
Lei va a casa pensando che oggi può farne a meno. Poi però si accorge che la sera prima ha lasciato l’accendino sul comodino. Era delusa, quando se n’è andata a casa. Da se stessa che non riesce mai a vivere fino in fondo.
Si versa un bicchiere di Coca con ghiaccio e limone e apre Persone normali. Non può smettere di rileggerlo, la fa sentire a posto. Prende il pacchetto dal cassetto del comodino e lentamente sceglie una sigaretta. Accende e tira, non troppo profondamente. Fuma con calma mentre legge, pregustando l’odore di tabacco che le rimarrà sulle dita e quello più pungente di carne bruciata.
La sigaretta finisce sempre troppo in fretta.
Con un gesto secco del polso la preme sulla parte superiore della coscia, vicino all’inguine, fissando il muro davanti a sé. Non le esce mai un gemito, ma adesso ha preso un punto su cui sono già stratificate un paio di cicatrici. Stringe gli occhi e lascia libero un sospiro. Entra nella doccia prima che i suoi genitori tornino dalla spiaggia. L’acqua bollente le scortica la pelle della schiena che presto farà le squame e irrita le gambe martoriate. Le piace andare a fuoco, anche se fa male.
Sapeva di volerlo baciare, ma non riesce a crederci davvero. Lorenzo è gentile, simpatico e meno brutto dei suoi amici. Le offre da bere senza insistere quando lei dice che la birra non le va.
Vuole viverlo fino in fondo, con la stessa lucidità lancinante che prova quando il mozzicone le buca la pelle. Ed è così: illuminante. Spalanca una serie di nuove possibilità. Forse vuole proprio me. Forse sbaglio. Forse c’è un modo diverso di essere, anche senza essere normali.
La pelle di Francesca comincia a squamarsi.
Lascia che lui le spalmi la crema ogni giorno e nel corso della settimana diventa sempre più facile. I muscoli osano addirittura rilassarsi sotto le sue dita. Francesca non capisce come sia possibile, ma non sente malizia in quelle mani. Solo certezze, così, all’improvviso. Non si chiede se si stia mettendo in pericolo, perché il suo corpo, per la prima volta, ha smesso di rivoltarsi contro se stesso. Ossa e carne si fidano di lui. È pronta e serena.
Non ha paura, anche se si chiede: farà male?
È l’ultima sera che passano insieme prima che lui torni a Monza. Francesca non ha più nessun dubbio, il vortice buio che le infesta i pensieri da sempre ha lasciato il posto a una distesa verde e azzurra come il mare. Quella distesa placida le permette di seguire le sensazioni nella pancia e nel petto, è lei a baciarlo con più trasporto, in modo maldestro, perché non sa come si fa.
A Lorenzo non importa. Rimane tranquillo, ricorda la tensione nella sua schiena quando l’ha toccata senza permesso e lascia che lei sia libera di scappare. Le sorride per rassicurarla quando si toglie la maglietta. Se volesse fermarsi, farebbe di tutto per farle capire che va bene così. Lei lo bacia per assorbire un po’ di quella gioiosa fiducia. Non pensa neanche a cosa si nasconde dietro la stoffa a fiori dei pantaloni mentre li lascia cadere a terra. Sa che a lui non importerà, aspetta fiduciosa il momento in cui Lorenzo aprirà gli occhi e continuerà a guardarla nello stesso modo.
Per un attimo è quello che succede, perché lui la guarda negli occhi e la inonda di amore.
Poi si accorge che ora è coperta solo dagli slip, stoffa bianca sopra un inferno di ferite rosse e purulente.
Deglutisce, respira, ma non ce la fa. Riesce a stare zitto, a non chiedere, però allontana di scatto le mani dal suo corpo e si siede sul bordo del letto.
“Scusami” sussurra, e la sua voce è ancora una melodia.
Scompare. Francesca rimane sdraiata nel letto vuoto, quasi nuda. Accende una sigaretta per sciogliere il dolore in altro male.
all pictures by Cécile André.